giovedì 17 aprile 2008

Seminario I Care

Più che a un seminario sembrava di essere in una scena del film “Patch Adams” e tutti quelli che non sono venuti si sono persi un’esperienza davvero divertente e interessante!
Con la scusa di dover fare questo compitino sono andata a cercare qualche informazione in più sulla clown terapia.
Numerosi studi scientifici hanno mostrato il nesso tra difese immunitarie e gli stati d’animo;un esempio di combinazione tra biologia molecolare e neuroscienze sociali viene dai lavori di Sue Carter, del dipartimento di psichiatria dell'Università dell’Illinois, che fa notare che «gli ormoni attivi nella nascita, nell’allattamento e nel comportamento sessuale sono gli stessi che sono implicati nella formazione dei legami sociali». In particolare: ossitocina, dopamina, oppioidi endogeni, gli ormoni dello stress, ecc.. Questo vuol dire, scrive la scienziata, che la «socialità è intrinseca alle modalità di formazione del nuovo essere». Ciò ci permette di riconoscere l’importanza dello stato d'animo e della forza di volontà, se non per guarire, per affrontare nelle condizioni migliori, il cammino terapeutico. Oggi non sorprende più affermare che la risata o l’ottimismo producono in modo endogeno sostanze, con funzione curativa o coadiuvante, che altrimenti dovrebbero essere somministrate farmacologicamente. La clown terapia, particolarmente utilizzata in ambiente pediatrico ma non solo, rappresenta forse l’esempio più trasgressivo e sorprendente di tale nuovo approccio.
Ovviamente tutto ciò non può sostituire la medicina tradizionale ma può farle da complemento, visto che spesso i medici tendono a perdere il lato umano del rapporto con il paziente, ad essere distaccati e a non interessarsi al paziente se non per l’aspetto puramente medico. Un approccio troppo oggettivo non è piacevole per i pazienti, sebbene sia comprensibile per il medico che, mantenendo una certa distanza, tende a non immedesimarsi nella sofferenza di ciascun paziente. Vi è infatti un rischio per medici e operatori sociali che operano in particolari condizioni di ammalarsi a loro volta di quella sindrome che viene definita “burning-out”, cioè una depressione causata da sovraesposizione o coinvolgimento eccessivo con il dolore.Insomma un approccio relazionale che veda anche la partecipazione di altri attori (in questo caso da intendersi alla lettera), nel rispetto della centralità delle funzioni sanitarie, contribuisce a formare un ambiente più favorevole per tutti.
Insomma abbiamo bisogno sia di Patch Adams che del dottor House!




«Ridere è contagioso! Noi dobbiamo curare la persona, oltre alla malattia» (Patch Adams)




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